Ecco perchè sosteniamo Slow Food e il progetto “10mila orti in Africa”
Fare l’orto è una delle azioni più generative e sostenibili che si possa adottare. Non solo a livello individuale (per il potere terapeutico della terra) ma soprattutto sul piano collettivo (se si pensa alla difesa delle risorse naturali e alla sovranità alimentare).
In Africa, in zone dove il problema della fame, della perdita di biodiversità e del land grabbing (accaparramento di grandi estensioni agricole da parte di aziende multinazionali) sono minacce reali, fare un orto assume un significato ancora più profondo, di resistenza e lotta per i diritti umani.
La Fondazione Slow Food è presente in 42 Paesi africani con il progetto “10mila orti in Africa”. Dopo aver raggiunto quota “mille”, nel 2014 ha intrapreso una nuova sfida per decuplicare il numero di orti scolastici e comunitari nel continente.
La Fondazione Il Cuore si scioglie ha deciso di accogliere questa sfida affiancando Slow Food nella gestione e nello sviluppo di 25 orti (5 in Nigeria, 5 in Zimbabwe, 5 in Cosa d’Avorio, 5 in Etiopia e 5 in Guinea Bissau).
Si tratta di appezzamenti agricoli gestiti da classi e studenti (nel caso di quelli scolastici) oppure da cooperative e associazioni (i cosiddetti orti “comunitari”).
In entrambi i casi, le attività di gestione sono accompagnate da interventi educativi per la difesa delle specie e delle colture tipiche, l’impiego di sementi locali, la valorizzazione dei piatti e della cucina tradizionale, l’uso di diserbanti naturali.
Si vuole fare in modo che l’orto sia non solo uno strumento per il presente, che risponde ai bisogni alimentari e di gestione del territorio, ma anche un investimento per il domani, grazie al coinvolgimento delle nuove generazioni e al lavoro condiviso.
Gli orti scolastici oggi rappresentano la principale fonte di approvvigionamento per la preparazione dei pasti che gli studenti consumano a scuola, mentre gli orti comunitari permettono il sostentamento di intere famiglie nonché l’avvio di piccole attività imprenditoriali per la rivendita e il commercio dei prodotti. Un lavoro quest’ultimo, che vede coinvolte principalmente le donne e che dunque tocca anche il tema dell’inclusione sociale e dell’emancipazione femminile
Perchè “buono, pulito e giusto” sia non solo il cibo, ma anche il mondo.
Per informazioni:
www.fondazioneslowfood.it
Link ai progetti, in Costa D’Avorio:
Orto comunitario di Kindene, Napié II
Orto comunitario di Nahouokaha
Orto scolastico di Ottopé, Attobrou
Orto scolastico di Amoro I, Attobrou
In Etiopia:
Orto scolastico di Gidole
Orto scolastico di Sara Cannizzaro
In Guinea Bissau:
Orto comunitario di feira
Orto comunitario di Tchur Brick
Orto comunitario di Tchur Pitchilam
In Nigeria:
Orto scolastico di Ondo Boys
Orto scolastico di St Louis Anglican
Orto comunitario di Egbeda Ogunniya
In Zimbabwe:
Orto scolastico di Chiyambiro
(Foto tratta da www.facebook.com/Italia.slowfood/)
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