Ogni giorno, in via Baracca (periferia nord di Firenze), mentre la città si muove, lavora, va a scuola e torna dall’ufficio, succede qualcosa di sempre uguale: alcune centinaia di persone aspettano in fila il proprio turno.
Siamo in una delle mense della Caritas di Firenze. Qui la distribuzione del cibo inizia intorno alle 11.30 e prosegue fino dopo le 13.00, o comunque fino a quando anche l’ultimo della fila non avrà ricevuto il proprio pranzo.
“Per molti di loro è l’unico pasto della giornata” spiega Pasquale Nelli, dipendente di Unicoop che alla Caritas fa il volontario. Come lui, sono in tanti ad aiutare nella realizzazione di questo servizio.
“Andiamo alla mensa la mattina verso le 8.00 per aiutare il cuoco a pulire le verdure e gli ortaggi. Dopo si allestisce la sala, si apparecchiano i tavoli e quando arrivano gli ospiti si distribuiscono le porzioni”. A parlare è Nicla Mazzone, anche lei volontaria. “La cosa che mi colpisce di più – racconta – è vedere le famiglie con bambini oppure padri separati”.
Sì perchè alla mensa della Caritas arrivano non solo immigrati ma anche italiani, anziani, uomini e donne con storie difficili alle spalle. Hanno una tessera che dà loro il diritto di entrare. “E ci sono persone – continua Pasquale – che sono venute per la prima volta nel 1995 e ancora usufruiscono di questo servizio, dopo quasi venti anni”.
Nei giorni più affollati la mensa può servire fino a quattrocento persone. “Molti degli ingredienti cucinati arrivano direttamente dai punti vendita Unicoop” racconta Cristina Mayer, dipendente della cooperativa e attiva, anche lei, alla Caritas. “Questo è possibile – aggiunge – grazie a Buon Fine, il sistema per il recupero di prodotti buoni ma non più vendibili perché difettati o troppo vicini alla scadenza. Unicoop li dona alla Caritas e alle associazioni del territorio perchè li cucinino e li distribuiscano ai più poveri”.